LARI
Il castello dei Vicari è un castello situato nel comune di Lari, in provincia di Pisa. Forse l'unico castello medieval-rinascimentale ancora abitabile di tutta la provincia di Pisa, di proprietà del comune di Lari, è stato in passato sede di importanti magistrature pisane, fiorentine, toscane e dello Stato italiano. Vi furono condotti anche processi per stregonerie sotto la direzione della Inquisizione romana. Sorge su una collina già abitata in epoca antica. La Rocca superiore di Lari, il castello, forse già esistente in epoca longobarda, distrutta secondo alcuni nel 1164 dai pisani, venne ricostruita tra il 1230 e il 1287 dalla potente famiglia (di origine longobarda) degli Upezzinghi, ribelli al Comune di Pisa e qui rifugiatisi. Ben presto però gli Upezzinghi furono ricondotti all'obbedienza della Repubblica marinara e nel 1289, per intervento di Guido da Montefeltro, il castello di Lari tornò sotto il controllo di Pisa. Il Castello pervenne in parte a titolo di donazione e in parte a titolo di acquisto, agli Arcivescovi di Pisa e per lungo tempo questi ultimi ricevettero un canone annuo e regalie dai governatori del vicariato. Ancora nel 1746 il Vicario di Lari, rispondendo ai quesiti e istruzioni inviati da Pompeo Neri, ricordava come nel 1734 fosse stato rogato un istrumento di ricognizione "in dominum" del detto castello da parte dell'Arcivescovo pisano Guidi. Della struttura risalente al periodo di governo pisano non rimane che un tratto di mura a sud-ovest, nei pressi dell'orto castellano. La struttura attuale venne realizzata dai fiorentini in varie fasi. Nel XVI secolo assistiamo ad una imponente ristrutturazione del castello, volta a potenziarne le difese, sicuramente uscite indebolite dalle vicende belliche che interessarono Lari sul finire del secolo precedente: infatti, dopo ripetuti inviti da parte dei vicari, a causa del rischio che tutto il complesso divenisse troppo vulnerabile e insicuro, il governo fiorentino decise nel 1523 di avviare i lavori di ricostruzione. Obbligò così il vicario Iacopo di Bongiovanni Gianfigliazzi a finanziare in parte gl'interventi. A ricordo di questo evento sta l'iscrizione Crocefissione con i Santi Andrea e Francesco d'Assisi, Palazzo della Cancelleria, Castello dei Vicari, Lari
«Ero casa cadvca abiecta e vile
minacciavo rvina in ogni vento
in me non era loggia né cortile
ma ogni stanza piena di spavento
hor svrgho come cosa signorile
non fv dal ciel favor mai tardo o lento
per grazia d'esto nobil Ginfigliazzo
di vil tigvrio divento palazzo»,
posta sull'entrata principale del Palazzo dei Vicari, sotto lo stemma del Gianfigliazzi.
I lavori continuarono sotto il vicariato di Bartolomeo Capponi (1525-1526), come testimonia una scritta posta sopra l'entrata principale del Palazzo dei Cancellieri (forse fatto restaurare in quel periodo proprio dal Capponi), sotto lo stemma del nobile fiorentino:
«Temporis et mVri saevas
sVbitVra rVinas
TranstVlit in tVtVm
signa benignVs amor
Qui strVxit fastV longe
semotVs ab omni
nomine CapponiVs Bartho
lomeVs erat V.o MDXXV e XXVI».
Intorno al 1530 si resero necessari altri lavori, non intrapresi a causa della mancanza di denaro dal parte della Comunità di Lari. Il progetto venne elaborato da Francesco da San Gallo, membro di una famiglia di grandi costruttori di fortificazioni: probabilmente a lui è da attribuire la sistemazione della scalinata e delle strutture difensive del lato Ovest, oggi abbattute. Nel 1530, anno alla fine del quale morirà, fu ingegnere addetto alla manutenzione e al restauro di fortezze della Repubblica fiorentina un certo Giovanni Francesco da San Gallo (1482-1530), attivo in questo anno nel pisano. La mancata esecuzione dei lavori potrebbe esser spiegata con la morte di Giovanni Francesco da San Gallo, qualora si volesse riconoscere a lui la paternità del suddetto progetto. Il dubbio rimane poiché un altro Francesco da San Gallo, detto il Margotta (1494-1576), figlio di Giuliano, tra il 1528 e il 1530 si occupa di fortificazioni (Pistoia, Prato e Fucecchio), anche se nel 1530 è attivo soprattutto in Firenze al servizio degli Otto di pratica intorno alle fortificazioni di quella città. Resta il fatto che entrambi furono artisti di notevole rilievo: il primo fu attivo nel 1517 nella Fabbrica di S. Pietro a Roma, l'altro fu nel 1543 architetto del duomo fiorentino e nel 1549 iniziò il campanile di S. Croce. Per poter realizzare l'impresa venne chiesto a Cosimo I di prolungare di 6 mesi la carica dei vicari e il permesso di usare la paga di un mese per finanziare i lavori di restauro. Cosimo I accolse la richiesta ed il 15 giugno 1559 invio' a Lari l'ingegner David Fortini il quale osservo' che le cantine delle botteghe scavate sotto il castello rendevano instabile la costruzione. I lavori andarono per le lunghe e a poco servì l'insistenza del Fortini che fece approvare il progetto il 10 settembre1559. Di li' a poco si faceva presente a Firenze che erano crollati 60 metri di mura: Cosimo I delibero' che «non è necessario rifarle, ma si proibisce che siano toccati i materiali». Nel 1581 nuovi lavori.